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Tim, si inverte la curva. Via a societarizzazione Enterprise

Il fatturato si attesta a 4 miliardi, +1,1% anno su anno. Ebitda a 1,6 miliardi, pari al -6,5% ma rallenta la crescita negativa. Raggiunto il 90% del target di contenimento dei costi per l’intero 2022. Indebitamento netto after lease a 20,1 miliardi dopo l’esborso di 1,7 miliardi dell’ultima rata per le frequenze 5G. Ma i sindacati temono sul futuro e scrivono a Meloni: “A rischio il futuro dell’azienda e il mercato Tlc”

Un trend in miglioramento: si chiude all’insegna di una curva in risalita il terzo trimestre di Tim. Il fatturato si attesta a 4 miliardi, +1,1% anno su anno. E sono i ricavi da servizi a registrare la migliore performance con un +3% nel trimestreSul fronte dell’Ebitda anche se il dato è negativo per 6 punti percentuali e mezzo a 1,6 miliardi il rallenta la crescita negativa rispetto ai mesi precedenti.

Raggiunto il 90% del target di contenimento dei costi per l’intero 2022. E l’indebitamento netto after lease si attesta a 20,1 miliardi dopo l’esborso di 1,7 miliardi dell’ultima rata per le frequenze 5G.

Via a societarizzazione Enterprise

Il Consiglio di Amministrazione di Tim, riunitosi sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha approvato l’avvio del processo di societarizzazione di Tim Enterprise, in linea con quanto comunicato al Capital Market Day dello scorso 7 luglio.

Avanti sulla strategia di posizionamento premium Value vs. Volume

“I risultati di Gruppo nel terzo trimestre, durante il quale è proseguita l’azione di stabilizzazione e di rilancio del business domestico e l’accelerazione dello sviluppo di Tim Brasil, sono pienamente in linea con i target per l’esercizio 2022 che erano stati in parte rivisti al rialzo lo scorso agosto”, spiega l’azienda in una nota a seguito del cda chiamato ad approvare i conti. “In Italia è proseguita la strategia di posizionamento premium ‘Value vs. Volume’ che ha visto limitare al massimo le attività promozionali e che ha contribuito a una maggiore razionalità del mercato sia fisso sia mobile“. E nel corso del trimestre “sono inoltre proseguite le azioni di contenimento dei costi volte ad aumentare il livello di efficienza strutturale di Tim Domestic (‘Piano di Trasformazione’, target cumulato di riduzione dei cash cost di 1,5 miliardi di euro entro il 2024 rispetto all’andamento inerziale). Al 30 settembre, la riduzione dei costi operativi rispetto al trend inerziale è stata pari a circa 270 milioni di euro, il 90% circa del target fissato per il 2022 margine operativo lordo a 1,6 miliardi”.

I risultati delle business unit

Tim Consumer ha registrato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 9,6% anno su anno e del 7,4% anno su anno nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-8,6% e -6,0% rispettivamente).

Tim Enterprise nei nove mesi ha confermato una crescita superiore a quella del mercato con un incremento dei ricavi totali e dei ricavi da servizi rispettivamente del 5,9% anno su anno e dell’8,8% anno su anno (+5,5% e +7,4% rispettivamente nel terzo trimestre).

Il mix dei ricavi nei nove mesi ha mostrato un andamento in linea con le attese:

  • Connettività (-4% YoY)
  • Cloud (+56% YoY)
  • IoT (+7% YoY)
  • Security (+35% YoY)

Nel loro complesso, i servizi Ict hanno generato il 56% dei ricavi complessivi rispetto al 51% nei primi nove mesi del 2021

NetCo ha riportato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 4,8% anno su anno e del 3,8% anno su anno nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-2,6% e -2,7% rispettivamente). La riduzione – spiega l’azienda – è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso che hanno avuto un impatto di circa 3,2 punti percentuali sulla riduzione dei ricavi totali e di 1,7 punti percentuali su quella dei ricavi da servizi. Al 30 settembre, NetCo gestisce 16 milioni di accessi fissi (di cui oltre 71% in tecnologie FTTx) con una quota di mercato dell’82% e una copertura in FTTx superiore al 94% delle linee attive (oltre 57% con velocità superiore a 100 Mbps). Le unità tecniche raggiunte con tecnologia Ftth sono 7,2 milioni, pari a una copertura di circa il 29%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto a fine 2021.

I clienti fissi e mobili

Il numero complessivo delle linee mobili di Tim si è attesta a 30,5 milioni, in crescita rispetto al trimestre precedente di 88 mila unità. In un mercato che rimane competitivo nella parte a minor valore (clientela low-spending), prosegue il trend di stabilizzazione della base clienti: nella ‘mobile number portability’ (ovvero il flusso verso altri operatori) Tim “registra il miglior risultato tra gli operatori infrastrutturati”, evidenzia la società, con un saldo netto pari a -42 mila linee. Al tempo stesso il settore vede il flusso delle portabilità ridursi complessivamente di oltre il 5% anno su anno, a dimostrazione del raffreddamento della competizione nella parte a maggior valore (clientela high-spending).

Pur in assenza del piano voucher per i clienti consumer che aveva avuto un impatto positivo anche sulle performance del terzo trimestre 2021, l’andamento delle linee fisse è in miglioramento rispetto ai trimestri precedenti (-59 mila). In aumento del 6,2% anno su anno il ricavo medio dei clienti retail (Arpu broadband + Ict). Nel terzo trimestre sono state attivate oltre 100mila nuove linee retail e wholesale a banda ultralarga, raggiungendo 10,5 milioni di unità con un incremento di oltre l’8% anno su anno.

Cgil, Cisl e Uil a Meloni: “A rischio il mercato Tlc”

“Assetto Societario Gruppo Tim e tenuta complessiva del comparto delle Tlc”: questo l’oggetto della missiva inviata da Cgil, Cisl e Uil al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e per conoscenza al Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti.

Ecco il contenuto della lettera: “Egregio Presidente, vorremmo condividere la nostra fortissima preoccupazione in merito al futuro del Gruppo Tim, degli attuali livelli occupazionali e del suo futuro industriale. Futuro che non può non interessare il generale assetto del mercato Tlc del Paese.  Al precedente governo ed a tutti i Gruppi Parlamentari della precedente Legislatura, in più occasioni, abbiamo avuto modo di esporre le nostre ragioni sulla necessità di scongiurare uno “spezzatino” delle attività del Gruppo Tim, un’azione che mal si confarebbe con gli importanti interessi strategici e di sviluppo del Paese e che lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi. L’azienda Tim ha proseguito sulla propria idea di frazionamento societario. Il piano industriale 2022-2024 presentato Tim mira a massimizzare la creazione di valore per gli azionisti, con specifico riferimento agli asset infrastrutturali del Gruppo, anche attraverso soluzioni che comportino il superamento dell’integrazione verticale, evidenziando i vantaggi dell’operazione in termini di recupero di competitività commerciale dell’azienda”.

Di M. Fiordalisi – Direttore CorCom

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